Emergenza in montagna

Come chiamare il Soccorso Alpino e Speleologico

In caso di emergenza in montagna o comunque in situazioni non facilmente raggiungibili dai soccorsi convenzionali, bisogna contattare il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico in modo veloce ed efficace. La corretta procedura per farlo è riportata chiaramente nelle pagine del CNSAS, e prevede in primo luogo di affidarsi al numero unico per l’emergenza sanitaria, che è attivo in tutto il territorio nazionale, il 118, facendo presente la situazione e chiedendo esplicitamente l’attivazione del Soccorso Alpino. Ove presente, si può fare riferimento anche al numero unico di emergenza europeo: il 112. Per alcune regioni, è disponibile anche un numero di telefono cellulare, che si può contattare direttamente o in parallelo. Preferisco non fornire ulteriori dettagli su questi numeri, perché possono essere aggiornati in qualsiasi momento e il modo migliore per informarsi è consultare le pagine del CNSAS prima di ogni uscita e magari stamparsele e portarsele nello zaino, dopo averle plastificate (a volte l’emergenza capita sotto la pioggia!).

Cosa comunicare al telefono

Alla nostra richiesta di soccorso rispondono sempre tecnici qualificati e addestrati per ottenere da noi tutte le informazioni che necessitano. Ma è opportuno tenere a mente sempre uno schema sulle cose da dire, perché può essere sempre utile. Contrariamente a quello che si pensi, la prima cosa da comunicare non è cosa è successo, ma dove è successo. Questo perché la comunicazione in ambiente impervio può risultare difficoltosa e cadere da un momento all’altro: è importante quindi dire subito dove ci troviamo. Siamo in montagna? Siamo in grotta? Da quale numero chiamiamo? Tenete presente che il telefono dovrà sempre essere libero per ulteriori comunicazioni da parte dei soccorsi in arrivo. La località esatta dalla quale si sta chiamando: provincia, comune, località, toponimo. Abbiamo con noi una mappa escursionistica o una carta IGM dalla quale ricavare con esattezza il punto in cui ci troviamo? Siamo in possesso di un apparato (meglio due!) GPS che ci fornisca le nostre coordinate? Una volta comunicate con calma ed efficacia tutte queste cose, possiamo passare velocemente a spiegare chi siamo, cosa è successo, quando è successo, e quante persone sono coinvolte nell’incidente, fornendo dei dettagli sulle condizioni di queste ultime.

E l’elicottero?

In molte situazioni il modo migliore per evacuare uno o più feriti gravi in ambiente impervio è l’utilizzo dell’elicottero, sul cui uso saranno i soccorsi a valutarne l’opportunità. In questo caso, è importante che comunichiamo loro le condizioni meteo intorno a noi, quelle del terreno, la presenza di vento, la visibilità, e – molto importante! – l’eventuale presenza di ostacoli: fili, funivie, linee elettriche, ecc. Quando poi arriva l’elicottero, bisogna aver messo gli altri escursionisti in sicurezza, lontano dal luogo delle operazioni, e sgombrato il terreno da tutto quello che può volare (stiamo ipotizzando che l’elicottero atterri; ma spesso è solo un operatore che scende con il verricello e porta via il ferito). Ci mettiamo poi con le spalle al vento segnalando ai soccorritori che siamo noi ad aver bisogno di aiuto, utilizzando le braccia come nello schema che riporto qui sotto.

Sosteniamo il Soccorso Alpino e Speleologico!

Si tratta di persone di grande esperienza che con sacrificio e molto spesso rischiando la propria vita per tirarci fuori dai guai, impegnano il proprio tempo a beneficio di chi è in difficoltà. E’ nostro dovere frequentare le montagne e i luoghi impervi in assoluta sicurezza evitando rischi inutili. Ma è anche importante contribuire economicamente a tutte le ingenti spese per le attrezzature e gli spostamenti che questi operatori devono sostenere. Nelle pagine del CNSAS sono evidenziate tutte le modalità in cui sia possibile farlo; dal canto mio, ogni prima domenica di settembre, organizzo una escursione il cui intero incasso viene devoluto al CNSAS.